Osa sapere ed abbi il coraggio di immaginare
Nel 1860 lo storico svizzero Jacob Burckhardt scrive il libro “La civiltà del Rinascimento” nel quale per la prima volta compare questa parola intesa come quel ben determinato periodo storico, nato in particolare a Firenze nel XIV secolo e poi diffusosi nel XVI secolo, oltre che nella nostra penisola, nel resto d’Europa, in particolare nei Paesi Bassi e in Belgio.
Nel primo Quattrocento il baricentro della cultura e dell’arte italiana si colloca con molta evidenza in Toscana, in particolare a Firenze; tuttavia, più ci si avvicina alla metà del secolo e più il panorama si amplifica e si estende ad altre realtà. Sono molte le ragioni di questo fenomeno, una su tutte l’affermazione e il prestigio culturale, non solo politico ed economico, di illuminate e facoltose dinastie familiari. Uomini di cultura, umanisti, musicisti, filosofi, letterati e con loro pittori, scultori e architetti di diverse formazioni e culture, cominciano a peregrinare da una città all’altra. E’ il trionfo della fama del principe, quello che artisti, eruditi e letterati esaltano in pieno Quattrocento presso le corti di tutta Italia. L’artista non è più esclusivamente al servizio degli ordini religiosi o delle istituzioni ecclesiastiche o delle corporazioni di artigiani, anche se continuerà a lavorare in questi ambiti; spesso preceduto dalla nomea delle sue doti, non importa da quale regione provenga, il pittore viene chiamato da principi, signori e grandi dignitari, si sposta da una corte all’altra, attratto da importanti commissioni. Adesso la figura del pittore diventa simile a quella di un erudito cortigiano, ma riuscendo a tradurre il prestigio e la cultura della dinastia per cui lavora. La conseguenza inevitabile di tutto questo fu un intreccio di linguaggi artistici e uno scambio di stilemi che renderanno articolato e variatissimo il panorama del cosiddetto “Rinascimento” italiano e in seguito del Manierismo. Ma cosa era rinato esattamente?
Molti storici considerano il Rinascimento il punto di passaggio tra il Medioevo e l’età Moderna, evidenziando la rinascita delle arti, della letteratura e della filosofia dopo gli “anni bui” del Medioevo, anche se questa è una definizione data a posteriori che non rende giustizia alla preziosa eredità che ci ha lasciato il mondo medievale. Il Rinascimento è il revival dell’antico, attraverso la riscoperta e la valorizzazione della cultura classica, dell’antica Grecia e dell’antica Roma, e affonda le sue radici nell’Umanesimo con l’affermazione dell’uomo come artefice del proprio destino (“Homo faber ipsius fortunae” – “L’uomo è artefice della propria sorte”), in un epoca di grandi stravolgimenti geopolitici: in Europa nascevano le monarchie nazionali di Francia, Spagna e Inghilterra, Colombo sbarcava in America mentre in Germania si faceva strada la riforma protestante di Martin Lutero che avrebbe cambiato il volto della Chiesa.
La città, reale e al contempo ideale, è un tema centrale nell’Italia del Rinascimento. Stabilità politica, prosperità economica, prestigio signorile e delle corti, fanno sì che ci sia smania di costruire, sia per ostentazione che per ragioni di benessere pubblico. Anche Roma, in cui giungono frotte di architetti e di artisti richiamati dall’onore di lavorare per i papi, è interessata alla ricerca del bello e dell’utile, l’architettura si rinnova secondo i principi dell’armonia rinascimentale ispirata all’antico, mentre i castelli di Milano, Mantova, Ferrara e Urbino assumono forme complesse e articolate. Dalla caduta dell’Impero Romano, la memoria dell’antico non era comunque mai venuta meno, tra reimpiego e rinascenze: Roma seppure in rovina conservava il fascino dei suoi edifici antichi e manteneva nell’immaginario l’ideale ruolo di caput mundi. Il dialogo con l’antico oltrepassa quindi il fervore umanistico del primo Quattrocento fiorentino, interessando gli artisti di tutta Italia, si amplifica e si rinnova dalla seconda metà del secolo secondo molteplici tematiche e variazioni. L’antichità diventa fonte inesauribile dalla quale derivare, in pittura come in letteratura, colte citazioni, arricchire la trama compositiva della narrazione ed evocare i fasti dell’antica Roma. Da qui, lo sviluppo della passione bibliofila e l’indagine filologica degli umanisti, la caccia ai codici preziosi, la ricerca di frammenti scultorei, gemme e vasi antichi, ovvero di quelle “anticaglie” che alimentavano la voga collezionistica e un gusto antiquario sempre più spiccato.
Arte
“[…] Compresi in molti ma prima in te, Filippo, e in quel nostro amicissimo Donato scultore e in quegli altri Nencio e Luca e Masaccio, essere a ogni lodata cosa ingegno da non posporli a qual si sia stato antiquo e famoso in queste arti […]ma quinci tanto più el nostro nome più debba essere maggiore, se noi sanza precettori, senza essemplo alcuno, troviamo arti e scienze non udite e mai vedute […].
Nella dedica che Leon Battista Alberti fa a Brunelleschi nel De Pictura, si comprende una delle più interessanti definizioni del Rinascimento almeno dal punto di vista della produzione figurativa: il Rinascimento è il ritratto di una generazione eroica di artisti che ha saputo cambiare per sempre il corso della storia dell’arte. In questo particolare momento vengono esaltati i più alti valori dell’animo umano e l’arte dialoga con la scienza e con il mondo antico, gettando un ponte sull’età di mezzo.
Durante i nostri incontri parleremo in particolare di alcuni artisti del Quattrocento come Masaccio, Donatello e Piero della Francesca, soffermandoci in particolare sugli aspetti più innovativi della loro produzione e cercando di comprendere come mai la loro opera sia stata fonte di ispirazione e di riscoperta nell’arte del Novecento.
Un approfondimento particolare sarà dedicato al rapporto di Piero della Francesca con l’astronomia; egli, infatti, non fu soltanto un pittore matematico, ma anche un attento conoscitore delle stelle e del cosmo, come ci rivela l’affresco che rappresenta “Il sogno di Costantino” nella basilica di San Francesco ad Arezzo.
Grazie all’impegno di Cosimo de’ Medici e suo nipote Lorenzo, passato alla storia come “Il Magnifico”, molti artisti ebbero libertà espressiva e mezzi per dedicarsi interamente alle arti, il che rese Firenze un punto di riferimento per i più grandi artisti dell’epoca.
A cavallo tra il primo e il secondo Rinascimento si affermò la figura di Sandro Botticelli, sicuramente uno degli artisti che è riuscito maggiormente a cogliere lo spirito dei tempi, catturandolo e rendendolo immortale in due celebri opere: La nascita di Venere (1485) e la Primavera (1477-1482). Il Rinascimento raggiunse l’apice tra il 1490 e il 1530, grazie a tre geniali artisti: Leonardo, Michelangelo e Raffaello, che meglio di tutti espressero l’ideale dell’uomo universale, ossia dell’uomo che contempla tutti gli ambiti della conoscenza. Durante il corso di quest’anno le lezioni di arte affronteranno questi temi e questi artisti attraverso l’illustrazione dei capolavori più conosciuti di quest’epoca, tra i quali La Gioconda di Leonardo, le volte della Cappella Sistina decorate da Michelangelo, la Scuola di Atene di Raffaello, il David di Michelangelo.
Filosofia
Il termine Rinascimento nasce nell’Ottocento, nelle opere di Michelet (La Renaissance, 1855) e Burckhardt (Die Kultur der Renaissance in Italien, 1860), per indicare quel periodo di rinnovamento – e più in generale di rinascita – che allontana l’Italia e l’Europa dall’oscurità del Medioevo. Altri studiosi, in epoca recente, invece di sottolineare la discontinuità con i secoli precedenti, sono più interessati ad evidenziarne la continuità: lo storico Barbero, ad esempio, ricorda che il Rinascimento è anche l’epoca della caccia alle streghe, dell’astrologia (Galileo stesso faceva ancoro gli oroscopi), dell’intolleranza e della corruzione (il figlio di Lorenzo il Magnifico diventa cardinale a 14 anni). Eppure, l’Italia, nonostante sia divisa in stati e principati, esprime artisti come Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello e anche filosofi come Cusano, Bruno, Pomponazzi, Ficino, Machiavelli. Che cosa ha reso possibile questa rinascita? Per Ernst Cassirer, filosofo tedesco del Novecento, nel Rinascimento si “accentua la presenza costante del problema della conoscenza”, il bisogno di capire il mondo, descrivendone le sue forze. L’importanza del Rinascimento non risiede solo nell’occasione di rinnovare le singole antiche teorie filosofiche, quanto nell’opportunità di “ricostituire lo spirito che le aveva create”.
Letteratura
Gli "studia humanitatis" scriveva Leonardo Bruni tendono "a formare l'uomo " buono, del quale niente può pensarsi di più utile": è proprio lo studio appassionato dell'antichità con la riscoperta dei classici a caratterizzare gran parte del periodo di cui ci occuperemo quest'anno.
La conoscenza dei testi antichi, la loro imitazione/rivisitazione determinano una nuova visione del mondo che pone al centro l'uomo e l'agire umano; tanti sono gli autori di cui potremmo parlare, ma la scelta è caduta su Angelo Poliziano, poeta e umanista, cortigiano legato alla famiglia Medici, studioso attento e colto, precettore di Piero, figlio di Lorenzo, insegnante presso lo Studio fiorentino. E' autore di testi in latino e volgare, di poemetti, ballate, canzoni, facezie e dell'opera "La favola di Orfeo" che può essere considerata la prima scrittura teatrale in volgare.
Leggeremo brani di varie sue composizioni che ci consentiranno di entrare nell’ambiente culturale della Firenze medicea in cui si esaltavano l'amore, la bellezza, il mito e l'interesse per i più svariati ambiti della conoscenza umana.
E’ della metà del Cinquecento il primo libro stampato al mondo in cui compaiono le fiabe: nel 1550 a Venezia un misterioso scrittore, che si firma con un curioso pseudonimo, Giovan Francesco Straparola, pubblica Le piacevoli notti, in cui si raccontano 25 storie. Il successo straordinario del libro spinse l’editore a chiedere a Straparola di pubblicare ancora storie. Per tutto il Cinquecento e poi nel Seicento Le piacevoli notti furono un best seller europeo, con numerose edizioni e traduzioni in varie lingue europee. Entreremo con Straparola in un mondo letterario a cavallo tra novella e fiaba, tra occidente e oriente, gustando insieme la prima inaspettata versione di una delle fiabe ancora oggi più amate e rinarrate nei libri, al cinema, in tv… e dai nonni!
Lezioni scientifiche
Dai tempi dell’antica Grecia e per oltre un millennio le conoscenze umane sono progredite basandosi su assiomi, teoremi e leggi che avevano come unico fondamento l’indiscutibile autorità dei grandi pensatori tra i quali Aristotele, Tolomeo, Democrito.
Nelle prime Scholae e poi nelle università, lo studio consisteva nell’apprendere e conservare gelosamente le leggi fondamentali della Natura descritte e spiegate da coloro che erano considerati dei veri e propri “mostri sacri” della sapienza. A partire dal tardo Medio Evo e proseguendo nel Rinascimento, iniziarono a farsi sentire poche ma significative voci ‘alternative’ che mettevano in dubbio alcune delle verità assolute
come, ad esempio, quelle riguardanti la posizione della Terra e degli astri disseminati nel cielo.
A metà del Cinquecento il grande astronomo Copernico, pur con molta titubanza (tanto che i suoi studi furono pubblicati postumi), iniziò a mettere in dubbio l’antica visione geocentrica del cosmo che poneva il nostro Pianeta al centro dell’Universo. Si trattò del primo concreto passo per mettere in discussione le granitiche certezze della scienza ufficiale, rese ancor più intoccabili dal fatto di essere in gran parte coincidenti con quelle della religione.
Un secolo dopo la pubblicazione delle scoperte copernicane, il toscano Galileo Galilei tornò a propagandare la visione eliocentrica del cosmo poggiandola su solide basi matematiche, oltre che su osservazioni dirette effettuate tramite uno strumento da lui stesso ideato: il cannocchiale. Quegli studi concorsero a consolidare il percorso di quello che sarebbe divenuto il metodo scientifico, universalmente accettato e praticato.
Nei nostri due incontri ripercorreremo la vita e le principali tappe dell’opera di questo gigante nella storia della scienza i cui studi spaziarono dall’astronomia, alla meccanica, alla filosofia. Vedremo come, per far prevalere i diritti della ragione nella società del suo tempo, egli rischiò la vita e finì i suoi giorni confinato tra le mura domestiche. Ma l’abiura che gli fu estorta dall’Inquisizione, anziché quietare le menti produsse nuovi impulsi e ricerche sempre più profonde e razionali sulle quali ancora oggi poggia il grande edificio della scienza moderna.
La conoscenza è un bene pubblico