Letteratura
Il Novecento è il secolo dei grandi cambiamenti e dei molti cambiamenti. In letteratura, a partire dalla fine dell'Ottocento in poi, scrittori e poeti, individualmente o riuniti nei movimenti culturali, hanno cercato nuove vie espressive per dire nuovi concetti e nuovi sentimenti o per raccontare un mondo che si stava trasformando sotto i loro occhi, facendo emergere così speranze e paure che ancora oggi ci appartengono. Ci sono scrittori come George Orwell che, all'indomani della seconda guerra mondiale, nel romanzo 1984 immagina un mondo da incubo, costruendo una storia i cui elementi sono diventati ormai parte integrante nel nostro immaginario e del nostro linguaggio contemporaneo (pensiamo al Grande Fratello), e ci sono movimenti come l'OuLiPo, il gruppo di scrittori (e matematici) che negli anni Sessanta ricerca nuovi modi di fare letteratura, studiando e sperimentando il linguaggio, smontando e rimontando le strutture narrative, come fa Italo Calvino nel romanzo breve Se una notte d'inverno un viaggiatore.
La letteratura del Novecento, inoltre, riscopre e dà voce al tema della follia. Ci occuperemo di due
poetesse ( Amelia Rosselli ed Alda Merini) che hanno cantato la loro pazzia, le sofferenze ad essa
legate , le paure e le ansie che hanno accompagnato ogni momento della propria vita. Senza inibizioni raccontano situazioni e personaggi ben diversi da quelli dei canoni letterari “ufficiali” e insieme con loro potremo concludere che “la pazzia è solo un’altra forma di normalità che può generare poesia”.
Pensiero Scientifico
Tra le tante scoperte e innovazioni del secolo appena trascorso che hanno cambiato le nostre vite e il nostro modo di pensare e di agire c’è senza alcun dubbio il computer e la conseguente rivoluzione informatica. Il tempo e gli sforzi che dedichiamo a PC, tablet e telefonini, si dilata ogni giorno in maniera esponenziale. Se da un lato questa Mutazione/rivoluzione ci ha aiutati in molti aspetti del nostro lavoro e dei nostri rapporti interpersonali, dall’altro sta condizionando pesantemente le nostre esistenze, trasformandoci da soggetti attivi e indipendenti a semplici consumatori passivi e condizionabili e dove i contatti umani si riducono a messaggini, likes, emoticon. Capire alcuni retroscena di questa mutazione epocale può servirci ad attivare delle contromisure atte a preservare la nostra autonomia comportamentale e le nostre libertà.
Gli antichi, osservando i moti celesti ne notarono la periodicità e la costanza ed estesero questa idea di immutabilità all'intero Universo, ritenuto, dunque, statico ed eterno.
Oggi la scienza ci dice che non è così.
Il nostro Sole, come tutte le altre stelle, non è sempre stato come ci appare e non lo sarà per sempre: un giorno la sua luce si spengerà e con lei la vita sulla Terra. L'Universo non è affatto statico bensì in continua espansione e non è nemmeno eterno ma, secondo la moderna Cosmologia, ha avuto un inizio e avrà una fine. Persino il battito del tempo non è costante ma dipende dalla distribuzione di massa/energia nell'Universo. La sua freccia è sempre puntata in avanti e lo scorrere del tempo conduce ad un aumento dell'entropia nell'Universo, che porta con sé inevitabili mutazioni.
Filosofia
Una idea che cambia il nostro rapporto con il mondo, e lo fa continuamente, è l’idea di verità. Non parleremo in queste lezioni della verità con la V maiuscola (Io sono la via, la verità, la vita) ma delle “questioni di verità”, che molti considerano uno dei compiti principali della filosofia accanto alle “questioni di senso”: a questo proposito, il filosofo John Dewey pensava che una volta che la verità viene riportata sulla terra, ci saranno molte cose filosoficamente importanti e istruttive da dire sulle sue connessioni con gli atteggiamenti umani (Davidson, “Sulla Verità”). Non è solo interessante - per carità lo è davvero! - che cosa significa la parola verità (che cosa è, chiedevano gli antichi), ma che cosa essa implica nel nostro modo di vedere il mondo. Gli antichi parlano di verità principalmente in due modi: veritas (per i latini), “ciò che è così”, che rimanda ad una concezione di certezza (la verità è un fatto), e aletheia (per i greci), “scoprire ciò che è nascosto”, che rimanda invece ad una condizione di ricerca, di dubbio, di un pensiero che sente l’urgenza di interrogarsi su di sé, sui propri presupposti e sulle proprie condizioni di validità (Giorgio Antoniacomi). Oggi, come afferma Franca D’Agostini, è cambiato il nostro atteggiamento nei confronti della verità che sempre più spesso viene minacciata dall’inquinamento delle fake news, cioè da quelle notizie false accettate acriticamente come vere che la sottopongono ad una mutazione improvvisa e la rendono muta. Di fronte ad un “declino della verità” (Bernard-Henri Lévy), promosso nel tempo dalle riflessioni di autori come Kant, Nietzsche, Foucault, gli antichi maestri (Platone e Aristotele) ci invitano a riscoprire la filosofia, come soluzione per arrestare questa caduta: un filosofo è amico della verità come un artista è amico del suo materiale, per esempio il marmo per uno scultore. Il materiale di un artista, a volte, non è così facile da trattare. Uno scultore ama il marmo ma, anzitutto, lo rispetta, ne conosce il potere e, a volte, lotta contro la sua resistenza (Franca D’Agostini, intervista della Cambridge University Italian Society). Non resta dunque che ricucire la trama della verità o rassegnarsi alla sua definitiva lacerazione. (Bernard-Henri Lévy, intervento a Google Europe, le fake news e la crisi della verità, 11 febbraio 2019)
Arte
Picasso è forse l’artista che nel secolo scorso ha interpretato meglio il tema del cambiamento e della “mutazione”, sconvolgendo la tradizione pittorica e riuscendo a creare un’incredibile varietà di opere: “Un pittore non deve mai fare quello che la gente si aspetta da lui. Il peggior nemico di un pittore è lo stile”. Spirito eclettico e rivoluzionario ci ha insegnato a guardare oltre il quadro e vivere l’arte fino in fondo come un’esperienza unica ed irripetibile. Le sue opere sono state e sono ancora oggi fonte di ispirazione per gli artisti e se è vero che il potere dell’arte è quello della sorpresa che disorienta e ci lascia turbati; forse nessun altro quadro nella storia ha segnato un cambiamento tanto radicale come le Demoiselles d’Avignon, dipinto da Picasso nel 1907.
L’arte da sempre è in continua mutazione; specchio e riflesso della società, i generi stilistici si modificano a seconda del contesto storico, traducendo in pittura le trasformazioni del proprio tempo. Un cambiamento radicale ed epocale si ha con l’avvento dell’astrattismo, ad opera del pittore russo Vasilij Kandinskij (Mosca, 1866 – Neuilly-sur-Seine, 1944). Per la prima volta nell’arte figurativa occidentale c’è il rifiuto di rappresentare un soggetto riconoscibile; da questo momento è il colore in sé e la sua forma a trasmettere un messaggio allo spettatore e non più il colore e la forma dell’oggetto da raffigurare. In questo modo la pittura diventa il mezzo privilegiato per dare voce allo spirito.
Ed ecco quindi il parallelo con la musica, che raggiunge l’anima dell’ascoltatore senza bisogno di un supporto materiale. L’arte deve essere come la musica: immateriale, intangibile, eppure in grado di coinvolgere e commuovere gli spettatori. In sostanza, per Kandinsky la composizione di un quadro non deve soddisfare il gusto estetico esteriore, piuttosto deve rispondere alle necessità interiori.
Se fin dal Rinascimento la pittura figurativa aveva regnato sovrana, nell’anno 1910 si rompe proprio quella secolare tradizione figurativa e descrittiva: con Kandinsky nasce il famosissimo Primo acquerello astratto, considerato come la prima opera di arte astratta della storia dell’arte. Ciò che concepisce Kandinskij non è un semplice scarabocchio, come potrebbe pensare un osservatore che si approccia per la prima volta alla materia, bensì testimonia la necessità degli artisti di andare oltre l’oggettività, allontanandosi dalla dimensione reale. In quegli anni stavano avvenendo importanti cambiamenti nell’arte, soprattutto nel rapporto con i committenti: gli artisti, per secoli legati alle committenze e liberi di affrontare il soggetto solo fino a un certo punto (se non rispondendo a esigenze precise), a partire dall’Ottocento avevano cominciato a rivendicare la propria totale libertà d’espressione. Si assiste pertanto a un’evoluzione progressiva, le cui radici risiedono nei secoli precedenti.
Parlando di mutazioni e cambiamenti nell’arte, avvenute più o meno nello stesso periodo, non possiamo non ricordare un altro punto di rottura, ovvero l’allontanamento progressivo dalla pittura, verificatosi principalmente grazie ad un artista eccentrico e poliedrico: Marchel Duchamp (Blainville-Crevon, Francia, 1887- Neuilly-sur-Seine, 1968). Nel contesto di derisione e riscrittura del concetto di arte convenzionale si inquadra Duchamp e il ready-made: oggetti pronti, “confezionati”, estrapolati dal loro contesto e resi opera d’arte tramite la semplice selezione degli stessi da parte dell’artista, come il famoso orinatoio esposto come un’opera d’arte con tanto di simbolico titolo di Fountain, o l’ironica rivisitazione e l’irriverente integrazione su parti della iconica Gioconda.
Nella dissacrazione dell’arte il ready-made nasconde in realtà una filosofia più profonda: nega l’arte in quanto attività manuale, in favore di una nuova identità per l’opera. Essa può essere qualsiasi cosa, un oggetto di uso quotidiano, anche usato o danneggiato, in quanto ciò che rende un artista tale non è l’abilità di manipolare la materia, ma la sua capacità di creare nuovi significati. La grandezza di Marcel Duchamp sta nell’aver spostato la concezione di arte dal piano fisico a quello intellettuale. Durante il corso avremo modo anche di analizzare i cambiamenti della produzione artistica italiana concentrandoci su alcuni pittori come Carrà, Rosai e Sironi che inizialmente aderirono all’avanguardia cubista e futurista per poi tornare al classicismo. Indagheremo e ci confronteremo quindi, anche con dibattiti aperti, sulla mutazione del concetto dell’arte non più intesa, a partire dal Novecento in poi, come sola riproduzione mimetica della realtà.
EDUCARTE SRL
Via F.LLI ROSSELLI 14/C, 50055 LASTRA A SIGNA (FI)
P.I. e COD. FISCALE 07294780486
3384880221
La scuola è il nostro passaporto per il futuro, poiché il domani appartiene a coloro che oggi si preparano ad affrontarlo
Malcom X