La guerra è un farmaco miracoloso, capace di risanare una società in crisi (Vilfrido Pareto, 1904); è un “duello su vasta scala” che costringe l’avversario, per ragioni militari, culturali, economiche ed anche religiose, a piegarsi totalmente alla propria volontà (Von Clausewitz, Della guerra, 1832). Eppure la guerra è soprattutto distruzione e annientamento; scrive Ungaretti:« ero in presenza della morte, di una natura che imparavo a conoscere in modo nuovo, in modo terribile […]. Non avevo altro ristoro se non di cercarmi e di trovarmi in qualche parola».
Le conversazioni artistiche, letterarie e filosofiche dell’anno 2016/2017 propongono di approfondire questo tema secondo alcune prospettive: poeti e scrittori, come ad esempio Ungaretti, Gadda e artisti come Goya, Fattori, Otto Dix e Picasso hanno, nel tempo, tentato di rappresentare la natura della guerra, mettendo in luce l’estrema precarietà e debolezza dell’uomo e i disastri che da essa ne derivano. Colui che racconta la guerra lo fa spesso con un senso di vergogna e di dolore, perché ne conosce la perversione e il fascino che corrompe l’animo umano. Altri autori ne descrivono invece i vincoli d’onore tra compagni d’armi e ne esaltano il carattere rigeneratore, come sola e irripetibile occasione di libertà assoluta (Govoni, Marinetti, Boccioni). Esistono soluzioni che impediscono il ricorso alla guerra oppure, come diceva Cicerone, essa è davvero l’unica alternativa alla pace (inter pacem et bellum nihil est medium)? Abbiamo bisogno, come ci ricorda Umberto Saba, di ascoltare i poeti che fecero la guerra come soldati e i soldati che la guerra fece poeti.
Filosofia e Storia
Nell’estate del 1914, la Prima Guerra Mondiale sembrò porre fine all’umanità. L’entrata in guerra della Gran Bretagna, nella notte del 4 agosto, venne annunciata dal ministro degli esteri inglese Edward Grey con questa immagine: i lampioni si stanno spegnendo su tutta l’Europa e nel corso della nostra vita non li rivedremo più accesi. A Vienna, ricorda Eric Hobsbwam, lo scrittore Karl Kraus si preparava a documentare e a denunciare quella guerra in uno straordinario dramma-inchiesta che intitolò “Gli ultimi giorni dell'umanità”. Vi era ovunque la consapevolezza che la guerra mondiale fosse inevitabile. Esiste, si interroga a questo proposito la filosofia, la possibilità di liberare gli uomini della fatalità della guerra? Nella storia del pensiero occidentale poche sono le risposte positive a questa domanda. La guerra emana un fascino seducente, che attrae in modo irresistibile l’uomo di ogni epoca: James Hillman, psicologo junghiano, insieme a molti altri filosofi invita a considerare la guerra come elemento primordiale dell’essere umano. Sebbene vi sia una forte aspirazione alla pace (Kant), la storia dell’uomo è un ripetersi di violenza, un mattatoio in cui sono state condotte al sacrificio la fortuna dei popoli, la sapienza degli stati e la virtù degli individui (Hegel). Se è vero che l’uomo ha una naturale aggressività che lo spinge ad entrare costantemente in conflitto con gli altri, a causa di interessi e di visioni del mondo (apparentemente) inconciliabili, allora l’unica soluzione per Freud è promuovere un processo di civilizzazione che limiti l’essere umano. Oppure, è proprio la società a spingere l’uomo alla guerra?
Storia dell’arte
Il tema della guerra ha sempre coinvolto generazioni di artisti fin dall’antichità ed è forse uno di quelli più rappresentati. Il corso affronterà questo argomento attraverso l’analisi di opere e di artisti che sono stati coinvolti direttamente nelle vicende belliche: dai vasi antichi in cui si trovano raccontate le guerre narrate da Omero nei suoi poemi, alle allegorie della guerra e della morte del mondo medievale e rinascimentale fino alle immagini dei conflitti novecenteschi. Sarà un viaggio nel tempo che ci consentirà di riflettere sugli effetti che la guerra ha avuto sull’arte soprattutto nel novecento quando anche per questo motivo nacquero numerose avanguardie e molti artisti, come Boccioni, parteciparono direttamente alla 1° guerra mondiale.
Come al solito le lezioni teoriche saranno accompagnate da visite guidate con particolare riferimento ai monumenti ai caduti durante le guerre che si trovano sul nostro territorio.
Letteratura
Il poema più antico della nostra cultura parla di guerra: si tratta dell’Iliade, che narra di una guerra lunga dieci anni che miete dolore in entrambi i popoli coinvolti, esprimendo le più profonde pieghe dell’animo umano. L’Iliade è un riferimento culturale per tutta la letteratura europea e sarà l’inizio del nostro viaggio attraverso i secoli. Incontreremo opere poetiche e opere in prosa nelle quali la guerra si configura come il tema principale: da un lato è narrata come il contesto nel quale nascono e si consolidano le relazioni umane, dall’altra è vista come uno strumento che il potere usa per fortificarsi. In occasione del cinquecentenario dell’Orlando furioso, affronteremo il tema della guerra come narrato nel grande poema cinquecentesco.
In occasione dei quattrocento anni dalla morte di William Shakespeare, è stata organizzata una serata al teatro della Pergola per assistere a Romeo e Giulietta
Nell’ambito del Patto di amicizia con l’associazione francese Art’Hist è stata organizzata l’accoglienza di un gruppo di amici francesi ospitati dai corsisti italiani, con visite nei luoghi ricchi di storia e di arte nei territori di Lastra a Signa, Scandicci e Poggio a Caiano, oltre che di Firenze.
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